
Graham in inglese, Julia in francese, Campi Flegrei del mar di Sicilia, o semplicemente l’isola Ferdinandea, Il mistero che avvolge quest’isola, situata nel mare tra Gela e Pantelleria, affonda le sue radici agli inizi dell’800. Il 7 luglio 1813 il capitano della nave Gustavo, Trifiletti, avvista in una zona insolita del canale di sicilia un isolotto alto circa 8 metri da cui escono cenere e lapilli.
La nascita
Fu però nella notte fra il 10 e l’11 luglio 1831 dopo una scossa tellurica, che il vulcano sottomarino aprì la sua bocca e con l’eruzione di detriti e lava innalzò un isola di circa quattro chilometri di circonferenza e sessanta metri d’altezza. I racconti dell’epoca narrano anche di due laghetti sulfurei costantemente in ebollizione all’esterno del cono.
L’isoletta suscitò immediatamente l’interesse di alcune potenze straniere europee, che nel Mediterraneo cercavano punti strategici per gli approdi delle loro flotte.
L’interesse internazionale
L’ammiraglio Inglese sir Percival Otham si trovava a navigare nelle acque vicino l’isola, e dopo una ricognizione prese possesso di questa in nome di sua maestà britannica. Il 24 agosto in pieno mediterrano venne piantata la bandiera britannica, denonimando l’isola “Graham”.
Il re delle due Sicilie Ferdinando II considerando quest’atto una violazione sulle acque territoriali, inviò il capitano Corrao, a bordo della corvetta bombardiera Etna, per rivendicare a sua volta la nuova isola come territorio dello stato borbonico, Corrao, sceso sull’isola, piantò a sua volta la bandiera borbonica battezzando l’isola “Ferdinandea” in onore del sovrano.
Ma Il 26 settembre dello stesso anno, un altro protagonista entrò in scena. La Francia. Quest’ultima per contrastare l’azione inglese, inviò il brigantino La Fleche, comandato dal capitano Jean La Pierre, con a bordo il geologo Constant Prévost e il pittore Edmond Joinville, al quale si devono i disegni di quel fenomeno eccezionale.
Anche i francesi approdarono sull’isola ferdinandea senza chiedere alcun permesso a re Ferdinando II di Borbone, e la ribattezzarono “Iulia” in riferimento alla sua comparsa avvenuta nel mese di luglio, ponendo addirittura una targa a futura memoria con la seguente iscrizione: “Isola Iulia – i sigg. Constant Prévost, professore di geologia all’Università di Parigi – Edmond Joinville, pittore 27, 28, 29 settembre 1831” e in segno di possesso venne innalzata sul punto più alto la bandiera francese.
il capitano Jenhouse con una potente fregata inglese nel frattempo giunse sul posto, e grazie alla mediazione del capitano Douglas, ottenne di rimettere la questione ai rispettivi governi. In quanto emersa dal mare, l’isola godeva all’epoca, dello stato di “Insula in mari nata”cioè, la prima nazione o persona a mettervi piede avrebbe potuto rivendicarla legittimamente (in questo caso gli Inglesi).
La Tefrite
L’isola ferdinandea però essendo composta prevalentemente da tefrite, un materiale roccioso eruttivo facilmente erodibile dall’azione delle onde, si smantellò rapidamente e nel gennaio del 1832 scomparve definitivamente sotto le onde, ponendo fine temporaneamente alle dispute internazionali sorte circa la sua sovranità. Oggi l’isola Ferdinandea costituisce uno dei coni accessori di un grande vulcano sottomarino per certi aspetti molto simile all’Etna che prende il nome di Vulcano Empedocle.